Uno dei punti più discussi del nuovo decreto, anche per le differenti visioni tra il ministero dell’ Economia e dello Sviluppo.
Quest’ ultimo avrebbe preferito un intervento molto più mirato alle microimprese, con tetto di ricavi a 1 milione.
Invece il limite di accesso sarà 5 milioni (dato 2019) di ricavi per le imprese e di compensi per i lavoratori autonomi con partita Iva.
L’ ultima versione modifica l’ articolo che nella sua stesura iniziale aveva creato dubbi sul beneficio massimo, che rischiava di essere estremamente alto e di prosciugare velocemente il plafond.
Ora si chiarisce che, nel caso in assoluto più generoso e facendo comunque un calcolo medio, si potrebbe arrivare al massimo attorno ai 40mila euro.
Le domande dovranno essere effettuate online entro 60 giorni dall’avvio della procedura che dovrà essere specificata in un provvedimento attuativo dell’ Agenzia delle entrate, che sarà poi incaricata di corrispondere i contributi su conto corrente bancario o postale.
Gli indennizzi potranno essere richiesti anche da imprese agricole e cooperative.
Non saranno cumulabili con i bonus autonomi da 600 euro nel caso dei professionisti, che continueranno però a beneficiare di quest’ ultima misura nella sua versione aggiornata.
Cumulo possibile, invece, per artigiani e commercianti.
Per poter effettuare domanda bisogna aver subito tra l’ aprile 2020 e l’ aprile di un anno fa un calo di almeno un terzo del fatturato o dei compensi.
Condizione che non si applica a chi ha avviato l’ attività a partire dal 1° gennaio 2019 o chi ha domicilio fiscale o sede operativa nei comuni che erano zona rossa prima della dichiarazione di stato di emergenza nazionale.
L’ indennizzo avrà un valore minimo di 1.000 euro per le persone fisiche e di 2mila euro per gli altri soggetti.
Il valore massimo si evince da un complesso meccanismo, cioè dall’applicazione di una percentuale alla differenza del fatturato o dei compensi di aprile 2020 rispetto a quelli dello stesso mese 2019.
Queste le fasce: 20% per i soggetti con ricavi o compensi 2019 fino a 400mila euro; 15% oltre 400mila euro e fino a 1 milione; 10% oltre 1 milione e fino a 5 milioni.
Quindi, nel caso di un’ azienda con 5 milioni di ricavi, in virtù della chiusura totale dell’ attività ad aprile con azzeramento del business, il beneficio potrebbe teoricamente arrivare a 41mila euro.
Un calcolo puramente esemplificativo fatto dividendo i ricavi annui in dodici mensilità uguali (ma ovviamente il giro d’ affari di aprile 2019 potrebbe essere stato più alto o più basso del valore medio).
Era ancora in via di limatura, ieri, un’ ulteriore misura, cioè il credito d’ imposta sugli affitti. Si applicherà ai canoni di locazione, di leasing o di concessione di immobili ad uso non abitativo destinati adattività industriale, commerciale, artigianale, agricola, di interesse turistico o all’esercizio abituale e professionale dell’ attività di lavoro autonomo.
La percentuale, ancora provvisoria, potrebbe essere del 60% e il credito d’ imposta dovrebbe essere commisurato all’importo versato per i mesi di marzo, aprile e maggio, a condizione che si sia registrata una diminuzione del fatturato o dei compensi nel mese di riferimento di almeno il 50% rispetto allo stesso periodo 2019.
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Fonte: Il Sole 24 Ore (pag. 8 del 13/05/2020) – Carmine Fotina
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